Giosuè Ferracin, I crociati di Vidor

 

Due amici, un vecchio quadernetto e la storia di novanta crociati partiti da un piccolo borgo vicino al Piave, sono questi i punti principali del racconto “I crociati di Vidor”. A chi da tempo vive nel nostro paese, non giunge nuova la storia del conte Giovanni Gravone, il quale partì alla volta di Gerusalemme facendo ritorno con i resti mortali di Santa Bona. Chi invece si appresta a sentirla per la prima volta ne rimane affascinato. Nel caso di Carlo Silvano, tanto da decidere di scriverne un racconto. Un testo alla portata di tutti che riesce a descrivere le motivazioni e le vicende che vedevano protagonisti i crociati del tempo durante la loro missione in Terra Santa.

 Com’è nato il racconto dedicato ai crociati vidoresi? 

 Ai primi di novembre dello scorso anno, con mia moglie, ho avuto modo di partecipare ad una Santa Messa nell’Abbazia di Santa Bona. Al termine della funzione il proprietario, Giulio Da Sacco, ci ha fatto da guida nel chiostro dell’abbazia dandoci qualche informazione sulla storia di quel posto e dei novanta crociati che partirono nel 1096, sotto la guida del conte Giovanni Gravone, per partecipare alla prima crociata in Terra Santa, con l’intento di liberarla dai turchi, i quali avevano commesso lì delle indicibili violenze e non permettevano ai fedeli di pregare nei luoghi dove Cristo era vissuto.
La conversazione con il signor Giulio mi ha ispirato, tra novembre e gennaio, a scrivere il breve racconto che è stato pubblicato con un’introduzione del
sacerdote che celebrò la Santa Messa quel giorno.

Parlaci un po’ di te. Sei scrittore a tempo pieno? 

 Sono originario della Campania e con mia moglie e i miei tre figli vivo dal 1999 in provincia di Treviso. Per molti anni ho lavorato nel settore editoriale, ma attualmente sono insegnante in una scuola primaria. Ho pubblicato diversi libri, come romanzi e racconti della mia terra natia (“Una ragazza da amare” e “La bambina della masseria Rutiglia”) , e libri che affrontano tematiche delicate, come il mobbing e la detenzione nella Marca Trevigiana. In particolare, il volume “Liberi reclusi. Storie di minori detenuti” e “Condannati a vivere. La quotidianità dei detenuti nel carcere di Treviso raccontata dal suo cappellano”.

Tornando alla conversazione con Giulio Da Sacco, cosa ti ha colpito così tanto da ispirarti a scrivere un racconto? 

 Mi ha colpito in modo particolare il numero di uomini partiti con il conte Giovanni Gravone alla volta di Gerusalemme. Novanta uomini. Per un borgo come doveva essere quello di Vidor nel 1096, novanta uomini non sono pochi, sono un piccolo esercito. Significa anche che l’appello del Papa era giunto forte e chiaro anche qui, infiammando gli animi. Chissà cosa hanno visto in guerra i crociati e cosa hanno fatto una volta tornati in patria, e dopo che il conte Gravone fece costruire l’Abbazia. Alcuni, probabilmente, saranno ritornati alle loro famiglie, mentre qualcuno, forse, sarà entrato come novizionel monastero appena edificato. È questo che ho voluto immaginare e raccontare poi nel libretto.

Con una storia dalla facile lettura, seppur ambientata in un periodo storico particolarmente complesso, l’autore riesce a dare uno spaccato di quelli che dovevano essere i sentimenti, le motivazioni, le paure degli uomini che, anche dai più piccoli borghi come Vidor, decidevano di partire per la crociata, con la speranza, un giorno, di tornare vincitori

(a cura di Giosuè Ferracin) 

 

La rivista "Il castello" di Vidor (Treviso) ha pubblicato una breve intervista che ho rilasciato al suo collaboratore Giosuè Ferracin in merito al mio racconto intitolato "I crociati di Vidor".

L'intervista è pubblicata nel numero 2/2023 (marzo - aprile), pag. 12. 

Per informazioni sul volume cliccare sul collegamento I crociati di Vidor di Carlo Silvano

Commenti

Post popolari in questo blog

15 agosto 1096: da Vidor partono novanta crociati per liberare Gerusalemme

I crociati di Vidor