Federica...
[...] Erano calate le
prime tenebre e lui sentiva il rumore dello scorrere del ruscello e
il gracchiare delle rane; udì anche il leggero battito d'ali di un
rapace notturno mentre passava davanti a dei folti cespugli dai fiori
bianchi.
Federica stava su
un sedile di pietra proprio davanti allo specchio d'acqua, e quando
sentì i passi di Marco si alzò e lentamente si voltò verso di lui.
Aveva un maglione azzurro, un pantalone bianco e le mani sulle
braccia come per farsi calore e anche per farsi compagnia, lei che
era stata sempre sola con se stessa. Marco le si avvicinò. La guardò
negli occhi e restò affascinato dai tratti del suo viso e dai
capelli sciolti sulle spalle. Era imbarazzato. Sul volto di Federica
si delineò un sorriso amaro che le veniva dal profondo dell'animo.
Marco sentì un nodo alla gola e avvicinatosi l'abbracciò prima
delicatamente, e poi più forte quando percepì sul collo le lacrime
di Federica. Dopo un po' anche lei fece scivolare giù le braccia e,
prima un po' titubante, poi sentendosi protetta, lo abbracciò. Si
sedettero sul sedile. Davanti a loro c'erano le placide acque del
lago ricoperte da ninfee. Marco e Federica non avevano bisogno di
parlarsi perché entrambi percepivano nel profondo dell'animo le
parole, i sentimenti e l'affetto che l'uno provava per l'altra. A
lungo restarono davanti al lago a contemplare, avvolti dalle ombre
della notte, le cime dei monti e le chiome degli alberi della sponda
che avevano di fronte.
Di tanto in tanto
Marco guardava il profilo di Federica e, quando iniziò a fare un po'
freddo, lui la strinse a sé, percependo il respiro e il calore del
viso di lei sul suo volto. Lei ora si sentiva bene con se stessa e
stava bene anche perché Marco le era vicino.
Giunse il momento
di salutarsi, Federica si alzò in piedi e così fece anche Marco.
Rimasero per diversi minuti l'uno di fronte all'altro guardandosi
negli occhi. Nessuno dei due voleva che quell'incontro terminasse. A
pochi metri da loro una trota fece un balzo fuori dall'acqua, ma
nessuno dei due se ne accorse. Lei prese le mani di Marco nelle sue e
gli disse:
"Mi ha
fatto proprio piacere conoscerti. Sentivo il bisogno di un momento
così intenso; un momento che non ho mai provato dentro di me".
Lui non voleva che
lei andasse via, e chiese:
"Potremo
rivederci ancora?".
Lei si limitò a
sorridere. Allora lui con una certa apprensione tornò a chiederle:
"Potremo
rivederci ancora?".
Federica prima
annuì con la testa, e poi disse:
"Certo.
Adesso non dipende solo da me, ma anche da te".
Si abbracciarono e
poi lei voltandosi andò via incam-minandosi lungo la riva del lago
calpestando i sassi bianchi della battigia, ma prima di sparire dalla
vista di Marco si voltò serena verso di lui.
Marco era rimasto
solo. Si sedette. Avrebbe voluto rimanere lì tutta la notte per
pensare e ripensare a ciò che nel profondo di sé si era detto con
Federica quando percepiva anche il calore delle sue mani e del suo
viso. Faceva freddo però, e doveva tornare da Sabrina. Così si
incamminò verso il mulino, non prima di aver dato un ultimo sguardo
al punto dove Federica era scomparsa dalla sua vista.
Marco entrò nella
camera dove Sabrina già dormiva. Sul letto posto vicino a quello
della ragazza era stato disteso un comodo pigiama. Marco lo indossò,
ma non andò a dormire nel suo letto, e cercando di non svegliare
Sabrina si coricò accanto a lei. Sabrina, però, si voltò verso di
lui, e dopo un lungo sbadiglio, gli chiese:
"Ti ha
fatto veramente piacere conoscere tua sorella?".
"Sì!",
rispose Marco senza alcuna esitazione. Allora Sabrina appoggiò la
testa sulla spalla di lui e si riaddormentò. [...]
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